Il cinema è fantasia, ma non solo. E’ immaginazione e inventiva, ma non solo. Il cinema, proprio come la letteratura, è soprattutto spirito di osservazione. E’ un occhio sul mondo, secondo l’interpretazione del regista. Non sono un critico cinematografico e, pertanto, non ho le competenze per fare paragoni con altri film; anche perché BUON LAVORO è un film talmente sui generis che sarebbe impossibile da accostare ad altre pellicole. A tratti ironico, a tratti impegnato, mai scontato. Chi è capace di leggere tra le righe si renderà conto che il regista cerca di descrivere uno spaccato della nostra assurda società intrecciando le vite di diversi personaggi, contraddittori e concreti allo stesso tempo. E ci riesce molto bene. Mi voglio soffermare sul ruolo che l’ambiente del call center riveste nel racconto della storia. In quella piccola stanza, adibita a postazione di lavoro per chiamate commerciali, traboccante di dirigenti e capi ufficio presuntuosi, solo i due poveri operatori devono sorreggere l’azienda con i loro vani tentativi di convincere i clienti al telefono della bontà del loro prodotto. Ma la scusa che ricevono, sempre la stessa e sempre più banale, sminuisce il loro lavoro e il loro impegno di fronte al capo, un Abel Ferrara fuori ruolo ma immenso come sempre, che li sprona con la violenza propria delle pressioni commerciali. Un mondo solo all’apparenza comico che nasconde al suo interno un triste e quasi terrorifico universo di mobbing e sopraffazione. Uno degli orrori dei giorni nostri, insomma! Il regista, Marco De Murtas, dimostra la capacità di saper leggere e interpretare il mondo con gli occhi di chi conosce le realtà sociali dei più deboli. Complimenti.
LEONARDO TORRE